L'Exodus International, un’applicazione sviluppata dall’omonima organizzazione ex-gay che è apparsa negli ultimi giorni sull’App Store di Apple, ha causato diverse proteste da parte di gruppi che difendono i diritti degli omosessuali.Infatti l'applicazione sostiene di poter modificare l’orientamento sessuale degli utenti tramite la «forza di Gesù».
Lo scopo del "curare l’omosessualità" è vista dunque come una malattia cui porre rimedio con qualunque modo, in questo caso tramite la lettura di passi religiosi sui dispositivi Apple. Nonostante le severe norme con cui la società di Cupertino giudica le applicazioni prima di inviarle all’App Store, Exodus International è riuscita a superare i filtri di controllo e ad entrare a far parte di quello che è lo store di applicazioni mobile più grande del mondo. Il principale target d’utenza che Exodus ha nel proprio mirino è quello dei più giovani, che il gruppo vuole ricondurre su quella che definisce «la retta via».
All’ingresso in App Store sono però seguite immediate polemiche. Una petizione sponsorizzata da alcuni gruppi che lottano per difendere i diritti degli omosessuali è già stata firmata oltre 80.000 volte e continua a diffondersi per il web. La richiesta è inequivocabile: Exodus International è omofoba e va rimossa immediatamente dallo store virtuale di applicazioni. La decisione di approvare tale app è ritenuta inaccettabile da Ben Summerskill, amministratore delegato del gruppo pro-gay Stonewall, secondo cui Apple non avrebbe tenuto fede ad uno dei punti della policy dell’App Store riguardante la pubblicazione di contenuti diffamatori, denigranti ed offensivi.
La scelta di Apple risulta essere inspiegabile alla luce delle numerosissime applicazioni bocciate prima di entrare nello store anche a causa di contenuti ritenuti anche lievemente offensivi. Nei prossimi giorni la società di Cupertino dovrà certamente chiarire la propria posizione in tale vicenda, essendoci in ballo la propria reputazione nei confronti di un’ampia fetta di utenti. Sono quindi lontani i tempi in cui, sulla scia del proprio “think different”, Apple era considerata peraltro una vera e propria icona gay.
Fabio Chiarini
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