Ritorna all’Opera di Roma, giovedì 10 febbraio, l’elegante versione coreografica in quattro atti del balletto Il lago dei cigni, creata da Galina Samsova per lo Scottish Ballet nel 1996.
L’ucraina Irina Dvorovenko, prima ballerina dell’American Ballet Theatre, intensa interprete capace di sottolineare le sfumature del doppio personaggio di Odette/Odile, si esibirà nelle prime due recite con il cubano José Manuel Carreño, il principe Siegfried, combattuto tra l’aspirazione alla Luce e la voluttà dell’Ombra. Nelle repliche successive la giovane Alessandra Amato, uno dei diamanti della compagnia capitolina, danzerà con Igor Yebra, etoile dell’Opéra di Bordeaux. L’inglese Robert Tewsley, annunciato per le ultime due repliche, a causa di un infortunio, non potrà partecipare alla produzione e sarà sostituito da Yebra. Sul podio il direttore russo Andrey Anikhanov, mentre le scene e i costumi sono quelli ideati da Aldo Buti.
Tra i divertissement di corte e il lirismo degli atti bianchi musicati da Pëtr Il’ičČajkovskij, Il lago dei cigni narra la struggente favola d’amore tra il giovane Siegfried e la bella principessa Odette, trasformata in cigno dal perfido mago Von Rothbart, così da renderla sua prigioniera. L’amore eterno riuscirà però a rompere l’incantesimo. È proprio questo contrasto tra bianco e nero, con i suoi rituali di seduzione, a non smettere di affascinare il pubblico, facendo registrare al botteghino una serie lunghissima di “tutto esaurito”.
La prima rappresentazione del Lago dei cigni, con la coreografia originale realizzata da Marius Petipa e Lev Ivanov per il Balletto Imperiale di San Pietroburgo, ebbe luogo il 15 gennaio 1895. Sul palcoscenico del Costanzi il balletto fu invece messo in scena la prima volta il 14 dicembre 1937, nella versione di Boris Romanov, con Attilia Radice e Anatole Oboukhov. È in assoluto lo spettacolo di balletto che conta il maggior numero di repliche al Teatro dell’Opera.
Fabio Chiarini
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