venerdì 18 febbraio 2011

Palermo,insegnante in carcere per aver difeso una vittima


La punizione ad un anno di carcere, inflitta ad una insegnante di Palermo per aver castigato un alunno omofobo è paradossale perché riconosce dignità all’omofobia.

"Quel insegnante che ha difeso una vittima, ha assolto al suo ruolo e giustamente punito un bullo con l’intenzione di fargli comprendere l’orrore generato dalla violenza, dalla sopraffazione e dalla denigrazione."
Lo ha dichiarato  Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay.

"Quell’insegnante, come tutti gli insegnanti oggi, - ha aggiunto Patanè - opera in un Paese privo di tutele e di leggi antidiscriminatorie per le persone gay, lesbiche e trans e in una scuola che non offre agli operatori culturali strumenti utili di prevenzione e contrasto al bullismo omofobo.

"Sarebbe bene che la sentenza di Palermo apra spazi di dibattito sulla necessità di costruire finalmente una cultura del rispetto, tema sul quale si gioca la crescita civile e il futuro del Paese.

"Per evitare che le vittime continuino ad essere vittime e i carnefici carnefici,- ha concluso Patanè- chiediamo ai giudici una riflessione più attenta e approfondita sull’omofobia e esprimiamo  la nostra solidarietà all’insegnante, insieme all’auspicio che le istituzioni siciliane, e il Ministero dell'istruzione, esprimano il loro sostegno ad una persona ingiustamente condannata.

Fabio Chiarini

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